Quando fu completata, nel ’73, era un monumento. Oggi una condanna quotidiana per migliaia di persone
E’ l’«autostrada urbana» più frequentata d’Europa: ogni giorno, sui suoi 35 chilometri e 40 metri circolano o, meglio, si mettono in coda, un milione e 300 mila veicoli. Secondo gli architetti Pierre Alain Trévelo e Antoine Viger-Kohler, i suoi grandi specialisti, si tratta dell’«ultima muraglia» della città, fatta «di cemento, di motori, di rumore e di Co2».
Del resto, segue il percorso della vecchia cerchia di fortificazioni, utilizzate per l’ultima volta nel 1870 contro i prussiani, e senza gran successo. La «Périphérique» di Parigi, per tutti la «Périph», ha compiuto 40 anni giovedì scorso. Ironia della sorte: per noi italiani, il 25 aprile è la festa della Liberazione; per i «francilien», i «banlieusard», insomma per chi vive fuori ma lavora a Parigi, è il compleanno di una condanna quotidiana. Per la città, una frattura che è anche psicologica fra centro e periferia, una cinta che chiude la capitale in sé stessa separandola dalla sua regione. Del resto, ogni parigino doc è fermamente convinto che la Città, anzi la Civiltà, finiscano lì, su quella striscia di asfalto. Al di là, c’è un ignoto poco conosciuto e che in ogni caso nessuno vuol conoscere.
Quando fu completata, nel 1973, dopo 17 anni di lavori e due miliardi di franchi di spesa (300 milioni degli attuali euro), la «Périph» era un monumento dell’evo della motorizzazione globale, un simbolo di progresso, la soluzione a dei problemi di mobilità che cominciavano a diventare dei guai, perché ormai tutti avevano un’automobile. Lo choc petrolifero non era ancora arrivato, la sensibilità ecologica figuriamoci. Ma la circonvallazione appena inaugurata fu subito ingorgata. Da allora lo è restata: la velocità media non supera i 40 all’ora, che si riducono a 29 all’ora di punta di sera.
Per i circa 100 mila parigini che vivono a meno di 200 metri dal boulevard più trafficato del mondo, il primo problema è l’inquinamento. La concentrazione di anidride carbonica e polveri sottili supera di due, tre e perfino quattro volte le soglie di rischio dell’Organizzazione mondiale della Sanità. E nelle vicinanze non ci sono solo i palazzoni delle case popolari, ma anche 20 asili, 32 scuole elementari, 11 medie, 13 licei, due ospedali e 27 stadi. Secondo problema, il rumore. Lo subiscono e se lo sorbiscono, tutto i giorno e tutti i giorni, almeno 40 mila persone.
Le autorità fanno quello che possono. Il bitume antirumore sembra funzionare (nove decibel di meno nei pressi della carreggiata), però è anche molto più caro di quello tradizionale. La città ha installato barriere antifracasso, coperture, trincee e tremila alberi. Il limite di velocità, che era di 90 chilometri all’ora, è stato portato a 80 nel 1993 e prossimamnte scenderà a 70, una misura che permetterebbe di dimunuire del 5% le emissioni inquinanti. Sono palliativi. Bisognerebbe interrare tutto. Ma è impossibile: il terreno è tutto un’ondulazione e la spesa sarebbe pazzesca. A Boston, ricorda «Le Monde», seppellire il «Big Dig», l’autostrada di 13 chilometri che tagliava la città in due, è costato 15 miliardi di dollari e 15 anni di lavoro, nemmeno fatti tanto bene se nel 2006, due anni dopo l’inaugurazione, 12 tonnellate di soffitto sono crollate uccidendo un’automobilista. Le idee in ogni caso non mancano. Comprese quelle più folli. C’è chi ha progettato di scavalcare la «Périph» con una teleferica. I verdi vogliono coprirla con una «canopea» di pannelli solari. E l’assessore al Turismo, Jean-Bernard Bros, dice al «Parisien» che bisognerebbe tenerci l’Esposizione universale, costruendoci sopra gli edifici che servono.
Fin qui i sogni. La realtà è questo fiume d’asfalto sempre occupato da una marea di automobili, con un radar ogni nove chilometri per sorvegliare che si comportino bene. Il record delle multe fu toccato nel 2007: 335 mila. Poi gli automobilisti si sono dati una regolata. Intanto la «Périph» è entrata nell’immaginario e nella cultura popolare. Il 14 agosto 2005 ha anche debuttato al cinema. Quel giorno, fu girata la spettacolare scena d’inseguimento di «Ne le dis à personne», «Non dirlo a nessuno», il film di Guillaume Canet con François Cluzet che attraversa a piedi i 40 metri di asfalto mentre tutt’intorno sfrecciano le auto. La «Périph» fa ormai parte della vita di milioni di pendolari. E anche della morte: fra il 1998 e il 2012, 95 persone ci hanno lasciato la pelle. Una, però, ci è nata, il bébé venuto al mondo nella notte del primo dicembre 2012, all’altezza della Porte de Bagnolet. Papà e mamma erano partiti in ritardo per la maternità e così a fare da levatrice fu una brigadiera della Stradale. La «Périph» ha quarant’anni, lui uno. Auguri.